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Gio, Mar
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FRANCESCO ANTONIO CRISPINO (Monterosso Calabro, Vibo Valentia)

Autori Italiani
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Nasce a Vibo Valentia il 15 novembre 1961.
Si laurea in Ingegneria Civile Idraulica presso l‘Università degli Studi di Napoli Federico II nell’anno 1988.
Ha insegnato Topografia presso L’istituto Tecnico Statale per Geometri - Varese.
Ha lavorato presso il Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Toscana a Pisa – Bacino dell’Arno.
Lavora presso la Regione Calabria - Settore Demanio Idrico Area Centrale - a Catanzaro.

Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che “canta” e dice

Tra quello che luccica sotto il sole e quello che invece nell’ombra fa risalire finanche l’acqua alle sorgenti, c’è tanto da lasciarlo nella sabbia.
A dispetto di passi sempre diversi, la poesia è stata sempre quella bellezza nascosta che compariva e scompariva sempre lasciandomi l’immenso dei suoi occhi lontani, tanto che mi chiedevo perché in fondo l’avessi lasciata ammutolita, finché mi strattonò forte.
E fu così che lasciando Napoli nell’ottantotto sentii la sua acqua scendermi per sempre nelle vene.
Allo stesso modo soffiando sui capelli toscani nel primo anno della nuova moneta, mi accorsi che quelle colline erano parte di me più delle spiagge dove ora cammino.
E finalmente compresi quegli occhi… che abbassandosi mi avevano donato, per rabbia o forse per… amore… l’ immenso.
L’anno scorso sui gradini di "Apri il cuore alla poesia" la trovai seduta… la pizzicai così per scherzare… e finalmente si girò... e ‘l modo ancor mi “duole”.

***********

PORTA A MARE

La ricordo… ricordo il mio cuore

Si la ricordo quando respirava di polvere
sfiancata dai lavori..
Poi una mattina come tante
un cinguettio insistente mi svegliò
ed aprendo le sue finestre nuove
un intreccio vociante di passeri
era fra le persiane aperte
e i tigli della piazza contro il cielo

E mi girai allora
e la vidi linda sorridere
nel sole che segnava il suo tempo
passando da una stanza all’altra
nel fluttuar delle stagioni

Dormivo ad ante aperte ricordo
volevo che fosse il sole
di Pisa a svegliarmi
quell’aria leggera
ad entrar coi suoi profumi

Quell’aria di mare già…

Giungevano da Marina ogni tanto
come risalissero il fiume
sapori frammisti.. diversi
inconfondibili di scogliere riarse
e nell’aria dissolvenze lontane

Spalancavo le finestre allora
quasi galleggiassimo

ed eravamo lì nella città
che si stendeva limpida nel sole
ed insieme ad aspettar
le onde e il sereno
fra i gabbiani della foce

Quanto mondo s’apriva
fra le arcate lunghe dei pini
…e quanto fra i viali soleggiati fra le rive..,

Giungevano poi nei pomeriggi tiepidi
quando il freddo lasciava più linde
le case, le chiese.. l’abbraccio delle cime..
nuove freschezze ... indistinte
e non sapevi s’erano profumi..
o altro ancora..

Erano forse gli alberi alti
di San Rossore ad aprirsi
le essenze dei monti Pisani
a scendere nel piano

O più lungi.. chissà..
era forse di maremma quel sapore

perché dove più oltre
non può giungere quello che non vedi
forse qualcosa ti lascia
quel soffio..
e tutto il bello che respira..

Me ne andavo per antichi borghi a volte..
abbracciando col guardo tutto questo
sapendo d’incontrar nei miei passi
tant’altro ancora...

Questo pensiero mi riaffiorava
dolce nei giorni
e una serenità nuova
si scioglieva nei colori smeraldo
della sera..

Sentivo tutto questo
nella freschezza delle tue stanze..
tu lo sai..

E volli dipingerle a tinte leggere
diverse..
quasi ad aprirti a quel cielo
che t’abbracciava
da un angolo all’altro..
e forse per altro ancora...

Tu l’hai capito
e sei stata stretta a me..
come non pensavo..

quando i miei occhi si fecero tristi..
e t’ho sentita sai..
quando le brezze calde di Maggio
entravano per le tue finestre aperte..
e sollevavano via ogni cosa
nelle sere dolci senza farsi vedere..

Gli apristi quelle stanze chiare
più volte.. sempre..
gli offristi tutto quel mondo
intorno alle tue mura..

lei prima sviò.. poi non rispose..
pianse poi.. quando ormai dovevo andare..

E non sentì mai
l’infinito cinguettar sopra le finestre
l’intreccio di voli
quasi a sollevar su un nastro lungo
le pareti nell’aria...

E quanta vita passava fra le sue tegole brune
e quanta rimaneva a svegliarmi ogni mattina..

E non sentì mai quell’odore
meraviglioso dei tigli..
quando fiorivano a Giugno .. e per tre giorni..
tre giorni soli ..volevano quasi rompere i vetri..
e lasciar fra le pareti quel polline..
lasciar in quella casa quel profumo..

Che strano..
sono qui e mi sgorgano
come acqua le parole..
e diventeranno ruscelli .. che dico..
diventeranno fiume..

E forse allora finalmente
le mie rondini passeranno
a fior d’acqua fra le rive..
perché ..
io sono ancor fra le tue finestre...
che credi..

e non sento nostalgia di vederti..
no..
mi manca solo l’abbraccio...tanto
..ed il sogno..

…stretto nelle tue pareti chiare......