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Secondo Premio Letterario nazionale "IL FIORE PIU' BELLO SEI TU, MAMMA!" / Commenti critici del Presidente di Giuria, Professor Francesco Martillotto

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"Quadretto nostalgico dell’infanzia incentrato sulla figura materna e che poggia su un lessico della nostra tradizione poetica."

ALBORI ANTICHI DI POESIA
di Rosalba Di Pietro

Canto di merli al mattino dischiuso,
spicchio di luna si rischiara,
luminosa zefiro si affaccia
da calotta di zaffiro cristallino,

remoto ricordo d’infanzia
si palesa dall’ombra,
era il tempo dei mandorli in fiore
e tu mamma mi conducevi quel mattino
con te al tuo lavoro.

Canto d’uccelli per le deserte vie
tinte d’oro dei primi albori,
passi sonori tra il crepitar di foglie

e tu mamma, angelo mio
con te mi portavi alla tua scuola
incanto alle prime luci d’un paesello dormiente,
gerani fioriti lungo i gradini in pietra

panni leggeri che aleggiavano
al vento discreto per i campi,
giochi di bimbi abbandonati
lungo le deserte scale dietro il cancello,
canti di galli e di galline

poesia turgida affiorava dal mio cuore fanciullo
ad albori antichi di lontana primavera.

*************

"Dal paesaggio al personale: la contemplazione dell’intorno diventa momento di riflessione sulla figura materna, sempre vicina nonostante non ci sia più".

SENZA MAI ALLONTANARTI
di Giuseppe La Rocca

 Il sole è sempre più basso,
gli ultimi raggi saltellano sulle onde
assecondandone il moto.
Il cielo cangia in pochi minuti,
passando dal giallo al rosato
per poi incupirsi in un rosso violaceo.
Me ne sto seduto davanti al tramonto
e tra gli sfilacci di nuvole,
che pendono dal cielo,
come ragnatele ordite dagli angeli,
percepisco il tuo volto, Madre.
Rivedo i nostri settant’anni insieme.
Tu, ancor giovane, rimasta da sola ad accudire
un nido d'affamati implumi, di cui io ero l'ultimo.
Fatiche mal pagate, soprusi, rifiuti, indifferenza.
Lacrime ad inzuppar guanciali nella notte,
di giorno non ci mancava mai un tuo sorriso.
Le mani rovinate dal gelo di gennaio
e dai lavori nei campi sotto il solleone.
Ricordo il giorno in cui, per occorrenza di vita,
mi accompagnasti ad altro affollato nido,
dove strane donne cercavano di surrogare madri.
Il mio pianto disperato, il tuo a stento trattenuto.
Anni non belli quelli, ferite che lasciano il segno.
Eppure, ce l'abbiamo fatta, Madre!
Il tempo è volato e tu da qualche anno,
dopo lunga vita, sei andata via.
Senza mai allontanarti, però.

*************
"Delicata e nostalgica riflessione sulla figura materna sulla quale ogni pensiero converge".

MIA MADRE
di Elisabetta Liberatore

Tutto il tempo trascorso in fondo alla vita,
dentro fatiche di numeri senza peso
e stagioni macerate tra le zolle,
lo avrei rovesciato
dentro mille lune di fosforo
se solo avessi saputo ascoltare
il fondo d'inchiostro dei tuoi occhi notturni
le vene turchine
e l'ansia mite celata dietro
un volto già fragile.
Sciupiamo il tempo amato
per uno scoccare impuro di sirene
nelle vaste officine dei giorni
mentre l'aria gialla degli occasi
gronda dalle facciate dei palazzi in fiamme
e una sera perniciosa scorre rasoterra.
Tu mi resti accanto
il filo di poche rade parole,
nel pugno tutto il chiuso delle parentesi
e il tremolare della tua palpebra stanca,
ma sentirti ogni giorno
è il battesimo che rimane,
il finale che si ricompone ogni volta,
ritrovarti dove i pensieri
divaricati si ricongiungono.

*************

"L’unicità della figura materna che permea tutta la vita e che di sé lascerà un dolce ricordo in ciò che è il nostro intorno".

QUANDO ANDRAI VIA O MADRE
di Giuseppe Modica

Quando andrai via o madre
porta con te il mio cuore
perché sarà lo scrigno
dei ricordi e dell’amore.
Lascia al mondo il corpo,
solo, indifeso.
Gli occhi c’ancor gli apparterranno
scorgeranno il tuo ricordo in ogni cosa.
La pioggia avrà di te memoria
perché da essa mi riparavi;
ti ricorderà il vento
perché da lui mi coprivi;
scordar non potrà di te il mare
perché non ha vinto lo sguardo
di quando il tuo bimbo vigilavi;
la notte ti rispetterà perenne
per aver vegliato il mio sonno;
il tetto del mondo ti accoglierà
con mille battiti d’ali,
ed a lui volgerò lo sguardo
fino alla fine di me
per cercarti o madre,
tra milioni di madri.

*************

"La discreta e protettiva presenza delle mamme nella nostra vita in un componimento lessicalmente dolce e amaro".

LA VECCHIA MAMMA
di Alessandro Porri

Le mamme sono angeli insolenti
vestono l’abito del ricatto
per bramare il tuo tempo
troppo spesso discorde dal loro.
Respirano un’angoscia
la crescente paura
che ne bagna i pensieri
e la sera fa più scura.
Grida d’allarme da corde stanche
come sirene urlanti per richiami di sangue,
per bearsi soddisfatti di briciole di istanti,
troppe volte briciole di briciole di attimi.
Dispensano doni gioiosi e acuti pianti,
per attrarti i primi per farti restare gli altri,
un inganno vestito d’amore
o un amore costretto all’inganno?
Vecchie caramelle in vecchie borse,
esche per svelte mamma e bambini,
quel bisogno di sentirsi ancora vivi.
In mano ad un rosario aspettano
non citando mai la morte,
c’è rispetto e anche spavento.
In un soffio che è volato
ti ritrovi a svuotare quella borsa
caramelle, monetine per le offerte,
una croce e una foto di famiglia.
Un ricordo in bianco e nero,
di un’estate che è la vita,
e una lacrima di sale
che un’onda va a incontrare.

*************

"Il trascorrere del tempo, nella descrizione dei simboli del giorno e della notte, per ricordare la presenza materna, magica e speciale sempre".

UNA LUCE A RISCALDARMI
di Jessica Tommasi

La luna,
occhio del cielo,
s’intaglia in una fessura in mezzo al blu
per affacciarsi e occhieggiare dall’alto
tutto ciò che sotto di lei dorme.
Perlaceo squarcio
emana una nebbia luminosa
sfumando, confusa
in un’oscurità di velluto
su cui ogni notte rotola.
Le cime non interrompono la luce
piuttosto quasi sembrano risponderle
con quella loro netta nerezza
imprecisamente verdeggiante.
Il tuo silenzio,
mamma,
come sinuoso pulviscolo
giace nell’aria,
spruzzando tutt’intorno una magia indefinita:
pennellate impercettibili ma progressive
d’azzurro ridipingono lo scenario
riconferendo a esso
le fattezze di un giorno speciale.
Allor irrompe il sole
col suo fracasso di luce
seminando lame caleidoscopiche
e intreccio ciglia per guardarti
non posso far altro che rammentare il bene
che ti voglio e ti vorrò sempre.