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PATRIZIA VALERIO (Sulmona, L'Aquila)

Autori Italiani
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Mi chiamo Patrizia Valerio, sono nata a Popoli un paesino della provincia di Pescara. Scrivo poesie quotidianamente e quando sento il bisogno di esternare le mie emozioni. Ho realizzato tre raccolte: 'Dentro il mio sogno' nel 2015, 'Anima mundi'-L'energia della natura nel 2016 , 'Recensioni Dell'Anima' nel 2018, pubblicazione per Primo Premio al 'Concorso città di Anzio'.

Ho ricevuto molti altri premi nel corso di questi anni e fino ad oggi, in svariati concorsi e alcune poesie fanno bella mostra in Antologie prestigiose.
Scrivere mi rilassa, oltre ad aprirmi nuovi orizzonti e a migliorare la mia visione del mondo. Perchè tutto ciò che è poesia è come una piramide ricolma di luce, luce da donare a chiunque è disposto ad aprire il proprio cuore.


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INNOVAZIONE

S'infiorano stradine
del borgo antico
al tocco gentile
della primavera.
Grida di bimbi
all'uscita di scuola
hanno un sentore nuovo
d'aria cristallina.
Muore perfino
l'infima tristezza
si perde e giace
tra le pietre sul fondo del rio.
Il contadino contempla
la terra che germoglia
a nuova vita evolve,
e al cor si confida.
Giri di capinere
come giovin signore
cantano giocose
alla nuova stagione
Un brusio nell'aria
che intiepidisce,
nuovi sentori
di rinnovate melodie.

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E POI LA NOTTE

Spigoli sporgenti
nascosti tra le pieghe
del sonno,
brividi freddi
di costante inquietudine.
Occhi aperti verso
un indefinito tormento
che preme che torce
nelle notti vegliarde.
Troppo grande
questo talamo di pietra
gelido e duro,
pungente come spine.
Ombre notturne si succedono,
tra veglia e sonno mutano.
Travaglio di ricordi
nei vuoti della memoria,
unica eco nell'immensità
di mura di cartone.
Anche un respiro
diviene fragore,
negli interstizi del cuore.

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UN PORTO DI MARE

Dove s'annulla il tempo,
inseguo note di seduzione
mentre un gabbiano mi sfiora.
Sorrisi intraprendenti,
mani ricolme
di piccole conchiglie,
profumo di ginepro
e salsedine sparsa.
Ritorno bambina
sventolo bandiere
d'ingenua ilarità,
mentre il mare parla
la mia stessa lingua.
Mi volgo, saluto,
è un linguaggio muto,
un addio informe
che addolcisce l'onde,
e resto ad ascoltare,
questo pazzo cuore,
che non si dà pace.