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CLAUDIA PAOLOMBI (Montegrotto Terme, Padova)

Autori Italiani
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Claudia Palombi, romana, si laurea con lode al DAMS di Bologna. Lavora in Rai come attrice, regista, idea programmi culturali e conduce dirette radiofoniche.

Studia con maestri internazionali da attrice e regista, è docente di tecniche espressive fisiche e vocali, coach di attori. Ideatrice dei Premi: B. M. Pirazzoli per attrici e scrittrici (3 edizioni) e Lirica L. Palombi (1a ed 21/23) per cantanti. Pubblicazioni: da Il gergo del teatro (Bulzoni 1986), Ermete Novelli (Guaraldi 1994), a pièce per bambini, fiabe, filastrocche, traduzioni dal francese di saggi sul teatro, fino a Giunti ‘21: il romanzo L’enigma della casa (1° Premio al Concorso “Città Di Grottammare” ‘22) e Gloria Muccalesta Superstar. Sillogi di poesia: Nel seno del tempo (SwanBook ‘19) e Varchi nell’oblio (puntoacapo dic. ‘22) già classificata 1° al Premio Montefiore 2022. È in giurie  quali: Grottammare -Franco Loi- Presidente On. Dacia Maraini, Premio Lett. Int. Francesco Giampietri  e altre. 

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www.claudiapalombi.it

https://www.facebook.com/luciana.palombi.5 

 

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AMORE È AMORE SEMPRE

Amore nonna, vecchio legno
di albero un tempo frondoso
sotto cui riparammo turbe
e sgomenti. Mai fu tarlato.
Schiantò per il troppo abbracciare
con l’urlo acuto della fibra forte
quando s’arrende e cede.

Amore nonno, nel silenzio
di orchestra che suonava dentro
bacchette eleganti le dita
su tasti visibili al buio.
Mai stridore, solo sorriso.
Scivolò sui ghiacci d’oltralpe
gemeva leggero un violino.

Amore padre, flesso giunco
canna da modulare al vento
fascino di cantore e rete
groviglio in gola a gorgogliare.
Colse le stelle a mani piene
di quelle c’indicò la luce
rifranto frammento divino.

Amore madre, legno e giunco
suono e canto, sirena in voce
nello sguardo malia e scudo
difese i figli a lampi e dardi.
Acqua nel teatro di vita
fluì e lasciò in dono l’arte
sua, del dolore incantatrice.

 

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 LI MONNI DE L’AMORE

Er monno de mi nonna era ritonno
come le sise belle a novant’anni
e a panza che ballava si rideva.
Sopra quer ventre io me ciaccucciavo
drento l’abbraccio comodo e profonno
accorta ar pari de na quercia a fronne
e me facevo tonna drent’ar tonno.

Mi nonno ciava ‘n monno ricamato
o che sonava er piano da maestro
e co le dita accarezzava i tasti
o che sfiorava tele cor pennello
e quadri ne faceva da pittore
io drento a quela bolla de l’artista
me ciadagiavo in fantasticherie.

Mi padre era in un monno de bellezza
s’entolettava ar pari de n’attore
tutto sbarbato e co la testa riccia
fronte allo specchio e ‘n posa de tenore
le guance attonnate preso er fiato
je dava a voce calla e t’imbriacava
e me pareva ‘n re e io reggina.

Er monno de mi madre era er più vasto
doppo ho capito lei quant’era artista
prima era l’inventora de le fiabbe
era la pace si io m’aggitavo
era er soriso in der li ggiorni buji
er sole che m’arisanava sempre.
Amor sopra l’amori era mi madre.



I MONDI DELL’AMORE - TRADUZIONE

Il mondo di mia nonna era rotondo
come il suo petto, bello a novant’anni,
e la pancia che ballava quando rideva.
Sopra quel ventre io m’accoccolavo
dentro l’abbraccio comodo e avvolgente
ero accolta come da fronde di quercia
e diventavo tonda dentro a quel tondo.

Mio nonno aveva un mondo rarefatto
quando suonava il piano da maestro
e accarezzava i tasti con le dita
quando sfiorava tele col pennello
e ne faceva quadri da pittore.
Dentro a quella sua bolla da artista
io mi adagiavo in fantasticherie.

Mio padre era in un mondo di bellezza
si dava cura come fa un attore
tutto sbarbato e con la testa riccia
davanti allo specchio in posa da tenore
preso il fiato, arrotondate le guance,
cantava a voce calda da ubriacare
a me sembrava un re e io la regina.

Il mondo di mia madre era il più vasto
dopo ho capito quanto lei fosse artista
ma prima era inventrice di fiabe
era la mia pace quando mi agitavo
era il sorriso nelle giornate buie
il sole che mi guariva sempre.
Amore sopra gli amori era mia madre.

 

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 LA BELLEZZA DELL’INNOCENZA

… e sapresti ancora dire solo amore…

So che l’hai passato, quel filo spinato
e senza che ti lacerasse le carni
eppure qualcosa di te è restato
impigliato nelle punte acuminate
forse il velo dello sguardo, un’innocenza
che non sapevi di indossare leggera
un abbandono agli spazi sconosciuti
che ti portava come un’ala nel vento...
E non c’è pianto, non c’è consolazione
per lo stupore che ti è stato rubato
cammini ancora, con peso malcelato,
ancora schiudi le labbra sul sorriso
mentre gocce d’amaro mordono i denti
a stringere parole mai prima note
come timore, tradimento, rancore
e vorresti dire amore, solo amore.


Link al video su youtube
https://youtu.be/xtI9XXgwEf0